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BANCA
Istituzione che svolge la funzione di intermediario
finanziario raccogliendo, tramite i depositi, eccedenze finanziarie e
allocandole in luoghi e persone che ne hanno necessità. I depositi
bancari costituiscono un mezzo di pagamento. La banca ha quindi la duplice
veste di intermediario e di istituzione che crea moneta. La funzione monetaria
delle banche si estrinseca tramite il meccanismo del moltiplicatore dei
depositi, in quanto un deposito ha la capacità di moltiplicare
la moneta mediante la sua trasformazione in circolante che a sua volta
viene in parte depositato e quindi genera altro circolante e ulteriori
depositi. Le origini della banca risalgono al mondo antico, in particolare
alle civiltà greca e romana, dove si affermò una vivace
economia monetaria. Esistevano figure che operavano il cambio, la raccolta
di depositi, giroconti, prestiti. L'attività bancaria quasi scomparve
con la fine della civiltà romana e riprese solo dopo il Mille,
a iniziare dai comuni dell'Italia centrale e settentrionale. Nelle città
e nelle regioni europee investite dalla crescita economica e dal ritorno
della moneta come mezzo di scambio, crebbe rapidamente anche il bisogno
di credito a breve e a più lunga scadenza. La figura del banchiere
professionale coincise dapprima con quella dei cambiatori, che
sulla loro tavola o banco, nelle fiere e nei mercati urbani,
misuravano e cambiavano le innumerevoli specie monetarie in circolazione.
L'attenuarsi del divieto ecclesiastico sull'usura, consentendo di percepire
un interesse sui traffici di denaro, permise ai banchi dei cambiatori
di evolversi in veri e propri banchi locali di deposito e di giroconto.
Il bisogno di credito aumentava anche nelle campagne, dove nel corso del
Duecento (specie nelle regioni la cui produzione si specializzava per
orientarsi verso la domanda di mercati lontani) accanto alle attività
di prestito esercitate dai proprietari cittadini e dagli stessi signori,
si diffusero banchi e botteghe di usura, tenute da piccoli operatori appartenenti
a diaspore specializzate (ebrei, "lombardi", toscani, caorsini). I grandi
mercanti italiani centrosettentrionali venivano nel frattempo sviluppando
la banca delle grandi operazioni finanziarie e del credito su larga scala.
Toscani, fiorentini in particolare, monopolizzarono le funzioni sperimentate
nelle fiere della Champagne e al servizio della Chiesa (che li incaricava
del trasferimento a Roma dei suoi proventi fiscali raccolti in tutta Europa),
e affiancarono al commercio una regolare attività di credito e
servizio finanziario locale e a distanza rivolta ad altri mercanti, a
principi e signori laici ed ecclesiastici. Lo strumento tecnico specifico
di questa banca internazionale, di cui gli italiani rimasero quasi gli
unici specialisti fino al Cinquecento, era la lettera
di cambio. L'importanza delle diverse forme di credito riuscì
ulteriormente accresciuta dalla crisi di metà Trecento e dai successivi
frequenti periodi di contrazione della disponibilità di moneta
metallica. Si affermarono allora famiglie di banchieri come i Medici,
i Peruzzi, i Fugger, o, in seguito alle crescenti difficoltà nel
controllare il prestito locale e rurale, istituzioni pubbliche, come il
genovese Banco di San Giorgio, che svolgeva soprattutto raccolta di depositi
e giroconti. Su questo esempio sorsero nel corso del Seicento altre banche
pubbliche (Banca di Amburgo, Banca di Amsterdam), in cui lo stato garantiva
i depositi e nel contempo si assicurava un'ampia disponibilità
di fondi. Ma il vero salto di qualità nell'attività bancaria
si ebbe nel XVIII secolo, parallelamente al rafforzarsi degli stati nazionali.
Il consolidamento delle monarchie favorì un quadro istituzionale
di stabilità politica e di maggiore uniformità monetaria,
mentre il regime assolutistico accresceva i bisogni finanziari che le
banche dovevano soddisfare. Uno scambio di credito concesso allo stato
contro il privilegio di emettere moneta cartacea fu all'origine della
Banca d'Inghilterra (1694) e, pochi decenni più tardi, della Banca
generale e della Compagnia d'occidente, fondate da John Law in Francia,
che sperimentarono su larga scala l'uso delle banconote come sostituto
della moneta e mezzo di credito, dimostrando come con una determinata
quantità di metallo si potesse sostenere una circolazione molto
superiore di mezzi di pagamento. Mentre le società di Law fallirono
dopo pochi anni, buona prova diedero la Banca d'Inghilterra e le numerose
banche di emissione fondate in Scozia nel corso del Settecento. Nella
prima parte del XIX secolo le banche di emissione si diffusero in tutto
il continente europeo e nell'America, mentre la progressiva monetizzazione
dell'economia favorì la nascita di altre istituzioni creditizie,
come le casse di risparmio. La consapevolezza della funzione monetaria
delle banche di emissione, resa strategica dall'adozione su larga scala
del sistema di pagamenti internazionali basato sul gold standard,
indusse i governi a intervenire legislativamente per limitare la libertà
di emissione e restringerla a uno solo o pochi istituti, controllati più
strettamente dal governo. Il provvedimento più conosciuto è
l'inglese Bank Act del 1844. Da questi provvedimenti restrittivi
nacque il primo embrione della banca centrale, mentre le altre banche
furono spinte a sviluppare la raccolta di depositi come base per le proprie
operazioni e ad adottare nuove forme tecniche (uso degli assegni, della
moneta scritturale e delle compensazioni) che presupponevano un rapporto
di collaborazione fra istituti e il loro strutturarsi come sistema, con
gerarchie e funzioni specializzate al proprio interno. Nella seconda metà
dell'Ottocento in Europa si consolidarono i sistemi bancari nazionali,
che assunsero caratteri diversi a seconda dei diversi contesti istituzionali
ed economici. Al modello inglese, basato sulla banca che raccoglie depositi
e fornisce credito a breve tramite lo sconto di cambiali e il credito
in conto corrente si contrappose il modello tedesco della banca mista
(o universale), che impiega la raccolta di depositi sia per prestiti a
breve che in investimenti di medio e lungo periodo, ed ebbe un ruolo molto
importante nel finanziare l'industrializzazione della Germania. La crisi
del 1929 ebbe conseguenze molto pesanti sui sistemi finanziari e sulle
banche dei maggiori paesi industrializzati. Fallimenti diffusi e difficoltà
generalizzate indussero i governi a intervenire nel corso degli anni Trenta
per definire e regolamentare le caratteristiche dell'attività bancaria.
L'intervento normativo fu di tale portata che la struttura dei principali
sistemi bancari ne fu improntata a lungo. Alle banche di emissione e centrali
venne generalmente attribuito il ruolo di vertice del sistema bancario,
come prestatori di ultima istanza: ne furono inibite o fortemente ridotte
le operazioni dirette con il pubblico, il loro capitale venne nazionalizzato
(nel 1936 la Banca d'Italia, nel 1945 la Banca di Francia, nel 1946 la
Banca d'Inghilterra) e furono loro attribuite funzioni di controllo sul
resto del sistema e un ruolo di regolazione della massa monetaria svolto
sia autonomamente sia in collaborazione con il Tesoro dello stato. In
particolare, oltre al tradizionale strumento del tasso di sconto, fu prevista
l'adozione da parte di ciascuna banca di una riserva obbligatoria sui
depositi per regolare il meccanismo del moltiplicatore e trasmettere,
per questa via, le direttive di politica monetaria decise dai governi
e/o dalla banca centrale. Le riforme legislative favorirono o imposero
una specializzazione dell'attività bancaria, con unastretta coerenza
fra natura dei mezzi raccolti e loro impiego. Nel caso dell'Italia, il
cui sistema bancario era stato caratterizzato dall'azione della banca
mista di tipo tedesco, la legge bancaria del 1936 impose una rigida distinzione
fra i vari tipi di banca, ma con il grande sviluppo delle attività
economiche, dagli anni Settanta la legislazione tese a una crescente uniformazione.
Al 31 dicembre 1990 operavano in Italia 1064 istituti di credito con 17.721
sportelli (agenzie).
G. Petralia, A. Polsi

K.E. Born, International banking in the 19th and 20th centuries,
Berg Publishers, Trowbridge 1983; R. Cameron, Le banche e lo sviluppo
del sistema industriale, Il Mulino, Bologna 1975.
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